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Palazzo Pitti


Acquistato nel 1550 da Cosimo I de’Medici e dalla moglie Eleonora di Toledo per trasformarlo nella nuova residenza granducale, Palazzo Pitti diventò ben presto il simbolo del potere consolidato dei Medici sulla Toscana. Reggia di altre due dinastie, quella degli Asburgo-Lorena (successori dei Medici dal 1737) e dei Savoia, che lo abitarono in veste di reali d'Italia dal 1865, Palazzo Pitti porta ancora il nome del suo primo proprietario, il banchiere fiorentino Luca Pitti, che alla metà del Quattrocento lo volle edificare – forse su disegno di Brunelleschi – al di là dell’Arno, ai piedi della collina di Boboli.
Attualmente è sede di quattro diversi musei: il Tesoro dei Granduchi al pianterreno, la Galleria Palatina e gli Appartamenti Reali al piano nobile del Palazzo, la Galleria d'Arte Moderna e il Museo della Moda e del Costume al secondo piano.

Palazzo Pitti, gigantesca mole a bugnato rustico distesa sulle pendici della collina di Boboli, è il più grande dei palazzi fiorentini e bene testimonia la potenza di coloro che la scelsero come propria reggia di rappresentanza.
Pur essendo stato abitato per circa quattro secoli da tre dinastie, i Medici, gli Asburgo-Lorena e i Savoia, il Palazzo porta ancora oggi il nome del suo primo proprietario, il mercante fiorentino Luca Pitti, che lo fece edificare come sua residenza privata alla metà del Quattrocento. Nel 1473 Luca Pitti morì lasciando incompiuto il progetto di Filippo Brunelleschi; l’edificio allora aveva sulla facciata solo tre ampie porte e un doppio ordine di sette finestre. Nel 1549 il Palazzo, abbandonato con la morte del mercante, venne acquistato da Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I de’ Medici come luogo di rappresentanza degno della grandezza del nascente Granducato. Bartolomeo Ammannati, architetto favorito del Granduca, ampliò il corpo di facciata, la parte retrostante e alle spalle del Palazzo venne creato il magnifico giardino all’italiana di Boboli. Giardino e Palazzo furono dunque concepiti assieme e assieme si svilupparono nei tre secoli successivi, in un serrato dialogo tra arte e natura che portò Boboli a divenire il modello per le regge di tutta Europa. Sotto i Lorena si costruirono le due ali avanzanti del Palazzo, a portici e terrazze, dette “Rondò. Con questi ultimi lavori, l’originaria estensione spaziale della piazza venne triplicata.
Passato nel 1860 tra i Beni della Corona d’Italia e abitato, negli anni di Firenze Capitale (1865-1871) da Vittorio Emanuele II, Palazzo Pitti fu donato nel 1919 da Vittorio Emanuele III allo Stato Italiano, insieme con la piazza e con il Giardino di Boboli.

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Piazza de' Pitti, 1 Firenze (Firenze)